Il gelso, appartenente alla famiglia delle Moraceae, secondo la classificazione di Linneo, è una pianta rustica che cresce in zone temperate e tropicali. Può raggiungere un’altezza pari a 20 m e vivere per 150 anni. Presenta un tronco con la corteccia arancio marrone e una chioma arrotondata in cima. Le foglie verde brillante sono decidue con margine dentato, mentre i fiori giallo verdi sono disposti a grappoli.
Nel mondo romano il gelso fu conosciuto grazie alla vicenda amorosa di Piramo e Tisbe, descritta e narrata da Ovidio nelle sue Metamorphoses, dove il protagonista è l’albero di gelso, i cui frutti da ”bianchi come neve” diventano rossi per via del sangue zampillante dalle ferite di Piramo.
Attingendo da alcune fonti storiche, tra cui uno scritto di Confucio, la coltivazione del gelso, originaria della Cina, risale almeno al 2500 a.C. Il primo ad arrivare in Italia fu il gelso nero, apprezzato per la dolcezza dei suoi frutti. Il bianco, invece, viene importato dall’Asia Minore nel 1146 e fu introdotto in Sicilia da parte del re Ruggiero II. A scoprire tale pianta fu Marco Polo, il quale ne parla nel suo Milione.
Sin dall’antichità il gelso è stato utilizzato per le sue proprietà medicamentose. Infatti, ci sono pervenuti scritti di Plinio il Vecchio dove viene illustrata la funzione terapeutica dei frutti di gelso. Nella Naturalis Historia lo scrittore latino narra che presso i Romani i frutti acerbi del gelso nero, portati addosso, arrestavano le emorragie, mentre quelli maturi, uniti al miele, venivano consigliati contro il mal di gola e i disturbi dello stomaco.
Oggi in campo medico viene adottato anche nella cura del diabete e come epatoprotettore.
Per quanto riguarda il settore culinario, le more del gelso rappresentano un prezioso alleato in cucina per sperimentare nuovi accostamenti e piatti. Si possono consumare freschi da sole o come complemento acidulo per le macedonie. Sono ottime anche per la preparazione di marmellate, biscotti e torte.
ESPLORATORI
Classe 5AG anno 2018/19