“E’ stata trantasej’anne pe’ mmare a nun s’è spugnata ancora”
La galletta, conosciuta ai tempi dell’Antica Roma come “panis nauticus” si diffuse particolarmente intorno al 1300. Il suo nome deriva dal francese “galet” che significa “ciottolo” alludendo alla sua forma arrotondata, schiacciata e bucherellata.
La ricetta era molto essenziale, ma allo stesso tempo richiedeva una preparazione accurata: l’impasto di solo acqua e farina, privo di sale e lievito, necessitava di una doppia cottura, così da conferirgli una consistenza tale da poter essere conservata a lungo. Preferita dai marinai e dai militari, la galletta veniva ammorbidita nell’olio o nell’acqua solfurea, della Madonna o addirittura nell’acqua del mare. La sua consumazione si estendeva anche alla preparazione della caponata (misto di gallette, olive, sottaceti conditi con olio, sale e peperoncino). Fu utilizzata come cibo di riserva fino alla seconda guerra mondiale dalle forze armate di terra e mare. Attualmente, essendosi perso l’antico gusto della galletta, si è pensato di rilanciarla attraverso la produzione di un video multimediale nel quale, grazie alla collaborazione di uno chef e una signora stabiese, si intende riproporla sotto forma di “finger food “.
RIF. D’Angelo G., Sul filo della memoria; www.liberoricercatore.it, Galletta stabiese, Storia di un celebre prodotto da forno.